Il New York Times a Genova


genova new sul york times - castello del albertis

Il New York Times torna a trovarci dopo tanto tempo:

 era da circa 7 anni che non ci dedicava un articolo "da turista". Avevamo paura che Michael Frank, ambasciatore del NYT, ci trovasse invecchiate dopo così tanto tempo, invece a sembra si sia divertito molto e ha scritto un meraviglioso articolo sulla città di Genova. A nostro parere ha toccato molti punti dello spirito genovese come se fosse cresciuto a focaccia e trofie al pesto.

"Once Genoa gets inside of you, it cannot be purged" - dice Mark - "Quando ce l’hai dentro non ne te ne liberi più". Noi ovviamente non possiamo che essere d'accordo e siamo sicure anche di conoscere "its sardonic worldview and its ferocious past" (La sardonica visione del mondo ed il feroce passato [di Genova]) che lo ha colpito. Un vero genovese onorario.

Nella sua descrizione di Genova Mark salta qua e la instancabile, passando dai Palazzi dei Rolli di via Garibaldi al dedalo di vicoli alle funicolari per andare sulle alture a godersi il panorama, che descrive così:

an urban sea of every imaginable style of palazzo, church, shop, warehouse, dock, and even a lighthouse… all of it tumbling chockablock toward the actual eye-stinging blue sea

un mare urbano di ogni tipo possibile e immaginabile di palazzo, chiesa, negozio, magazzino, deposito e anche un faro… tutti stipati che rotolano giù verso il mare, di un azzurro che fa male agli occhi.

 

itinerario-salato - Botteghe Storiche Genova

Ovviamente in tutto questo peregrinare incontra anche qualche bottega storica, guidato dall'amica Michela raggiunge per prima l'Antica farmacia Sant'Anna dove prova la fragrante (troppo fragrante a parere della moglie) Acqua di Sant’Anna e anche l'Acqua di Melissa, dalle proprietà erboristiche calmanti e terapeutiche.
Scendendo nei caruggi è  di nuovo un trionfo di botteghe: da "l'ultima tripperia" alla centenaria drogheria (dove si incarta una bustina di tè come fosse un anello di smeraldo) passando per un gelato da Profumo e finendo infine da Mangini per un'altra saporita fetta di Zena. La torta gli dev'essere piaciuta così tanto da scordarsi il nome del locale che infatti inizialmente nell'articolo nomina come "Mazzini" (definito da Mark come il "mastermind" dell'unità d'Italia).