Trattoria Bruxaboschi



Trattoria detta

del Bruxaboschi


Da più di 150 anni la trattoria è una vera e propria istituzione della gastronomia genovese. E’ stata aperta da Giovanni Battista Peirano, detto il “Bruxaboschi per una sua tendenza ad essere “birichino” e veloce in tutte le sue attività, insieme alla moglie Rosa, nel 1862 nella amena località campestre di San Desiderio, meta allora delle vacanze di molti genovesi che utilizzavano per il trasporto la carrozza e i cavalli del Bruxaboschi. E ai fornelli e tra i tavoli c’è la stessa famiglia da cinque generazioni! Infatti a continuare l’attività di Giovanni Battista sono le figlie femmine, in particolare la mitica “nonna” Gemma con il marito Ernesto Sciaccaluga. La grande Gemma ci ha lasciato alcuni anni fa e oggi la tradizione famigliare, sempre all’ombra del maestoso ippocastano che abbraccia con le sue fronde ristorante e veranda, è portata avanti dalle figlie Ada e Ivana e dai nipoti Matteo e Giovanni, che accolgono tutti con un sorriso e con la grinta di sempre. La trattoria, che dunque ha la stessa età dell’Italia unita, e dove si respira un’atmosfera fantastica che sa di antico ed elegante, è ancora nell’edificio originario, in pietra solida, con rifiniture rustiche e con una decorazione policroma, recentemente restaurata. All’interno, dove le stanze sono squadrate, nelle credenze dell’Ottocento, su ripiani in legno e appesi alle pareti sono in bella vista antichi strumenti ed utensili da cucina e vasellame - come zuppiere, piatti da portata e piatti di servizio Richard e Richard – Ginori, bicchieri di cristallo e vetro, pentole in rame - in parte riferibili agli inizi dell’attività. Tanti sono gli articoli di giornale e le fotografie in sala che raccontano la vita del Bruxaboschi e anche parte della storia di Genova e d’Italia.


Genova, Francesco Mignone, 8

Tel: +39 010 345 0302

Mail: info@bruxaboschi.com

Web: www.bruxaboschi.com


 


1862


Giuseppe Mazzini e i fratelli Ruffini avevano soggiornato nella vicina villa di Andrea Galleano e, tra funghi, fritto misto e picagge matte al pesto, congiuravano segretamente nella saletta della trattoria dove aveva sede in Circolo ottocentesco della comunità svizzera della Superba. E così la trattoria ha visto l’unità d’Italia e le successive guerre fino alla seconda guerra mondiale, quando il maestro De Barbieri, sfollato a San Desiderio, vi suonava il violino.