Morsia Serrature
Entrare nel piccolo negozio di via De Amicis, è come fare un tuffo nel passato, anche in un pezzo della storia di Genova. Ci accoglie, tra riviste d’epoca che parlano del negozio e centinaia di chiavi grezze scintillanti utilizzate per fare i duplicati, Giovanni Battista Morsia, quarta generazione di una famiglia che dai primi del Novecento opera nel campo della meccanica di precisione, delle serrature, delle casseforti e delle chiavi. L’attività esiste infatti da inizio secolo quando Alberto Morsia era proprietario, a Certosa, della “Fabbrica Italiana Serrature Stella” , così chiamata dal caratteristico marchio di produzione, mentre un’altra fabbrica e il negozio erano a Sestri Ponente. In questi anni la ditta fornisce tutte le serrature del Rex, dell’ Andrea Doria e di altre navi, continuando anche in tempi più recenti con le chiavi delle casseforti dell’Angelina Lauro e del panfilo Cristina dell’armatore greco Aristotele Onassis. Nel 1946 avviene il trasferimento nel piccolo ma affascinante negozio di via De Amicis. All’esterno conserva l’insegna e parte delle vetrine originarie e anche l’interno, molto semplice, conserva gli arredi – bancone, scaffalature , cassettiere a parete e cassa e cassaforte - e i rivestimenti lignei dipinti in tinta avorio originali. Al piano superiore c’è un interessante laboratorio dove sono chiavi antiche, attrezzi del mestiere, serrature storiche. Ieri come oggi poi nel negozio troviamo armi e munizioni da caccia, a ricordo della passione per la caccia che la famiglia Morsia coltiva da sempre . E’ una bella bottega artigiana che utilizza oggi macchinari ultramoderni pur avendo conservato gli antichi: avanti dunque con le nuove tecnologie ma sempre in nome della tradizione.
1935
Nel laboratorio sopra la bottega è conservata una ricca e unica collezione di serrature automatiche, progettate e brevettate negli anni Cinquanta da Mario Morsia, nonno dell’attuale proprietario. Si tratta di serrature a scatto senza chiavi con tre bottoni girevoli, che consentivano di aprire una portiera semplicemente componendo un numero e rendendone quindi impossibile la riapertura. Un’idea geniale che non ebbe però all’epoca molto successo, forse perché non compresa completamente.